CAIO PLINIO SECONDO,  detto  “Il  Vecchio”

(COMO 23-24 D.C. – STABILE, OD. CASTELLAMMARE 79 D.C.);                               STORICO E NATURALISTA LATINO.

Plinio Il Vecchio nacque a Como da ricca famiglia dell’ordine equestre, e dopo aver compiuto gli studi a Roma intraprese la carriera militare (fu ufficiale di cavalleria in Germania). Egli tornò a Roma nel 52, dove si dedicò alla carriera legale, che poi abbandonò per scrivere e studiare. Ricoprì anche importanti incarichi amministrativi durante i regni degli  imperatori Vespasiano e Tito. Dal 70 al 72 fu procuratore in Spagna e nel 79 – l'anno dell'eruzione del Vesuvio che distrusse Ercolano e Pompei – si trovava a Miseno, vicino a Napoli, come Prefetto della flotta romana di stanza in Occidente. Desideroso di esaminare da vicino il fenomeno, salpò alla volta di Stabile (odierna Castellammare), dove morì soffocato dai vapori dell'eruzione. Una buona parte delle nostre informazioni su di lui (sulla vita, sul catalogo delle opere, sul suo metodo di lavoro) ci provengono dalla corrispondenza di suo nipote e figlio adottivo, Plinio "il Giovane", come ad esempio le due epistole indirizzate all’amico Publio Cornelio Tacito,  dove si  narra dell’eruzione del Vesuvio (Libro 6, lettere 16 e 20) e  degli scritti dello zio (Libro 3, lettera 5).

Egli  fu autore di saggi storici molto stimati, di cui però purtroppo nulla possediamo, come dei 20 libri su "Le guerre di Germania" (ispirati alle sue campagne), né dei 31 "Dalla fine di Aufidio Basso", che riprendevano il filo degli eventi dal punto in cui si era fermata l'opera dello storico A. Basso, egli stesso continuatore di Tito Livio(cioè gli ultimi anni dell'impero di Tiberio) . Questi libri di Plinio furono una delle fonti di Tacito. Ma Plinio è soprattutto un "enciclopedista", le cui straordinarie conoscenze si trovano compendiate nei 37 libri della sua  “Naturali Historia” ("Storia naturale"), vasta indagine (finita nel 77-78 a.C.) su tutto ciò che esiste in natura, partendo dalla "centralità" dell'essere umano. Gli argomenti trattati spaziano dall'arte alla medicina: una vera e propria "summa" quindi, del sapere reperibile fino a quel momento, in autori greci (soprattutto) ma anche latini. L’opera, aperta da un’epistola dedicatoria e illustrativa rivolta al futuro imperatore Tito, inizia con una prefazione e una "bibliografia" (una vera novità, questa, nel mondo classico), per continuare poi con la trattazione dell’astronomia e della geografia (libri II-VI), dell’uomo e degli animali (VII-IX), della botanica (XII-XIX), della medicina (XX-XXXII), della metallurgia e mineralogia, con digressioni sulla storia dell’arte, con un particolare riguardo per la scultura e la pittura (XXXIII-XXXVII). Plinio, in quest’opera dai fini divulgativi ci dà, oltre a innumerevoli, precise e preziose notizie sulle conoscenze scientifiche e letterarie del tempo, un esempio unico del profondo umanesimo e della vastità d’interessi della cultura latina del I sec. d.C.

 

Una curiosità: l’origine comasca dei Plinii è stata più volte messa in dubbio a favore di una loro probabile origine veronese. A riprova però delle origini comasche si vogliono ricordare le numerose epigrafi appartenute a tale famiglia in cui compaiono le lettere OVF (di appartenenza cioè alla tribù comasca Ofventina), mentre va segnalata la totale mancanza di reperti in cui compaia l’appartenenza alla tribù Valeria, che era quella a cui erano ascritti i cittadini di Verona.