LA SETA

Considerata l’importanza dal punto di vista economico e storico che ha avuto la seta per la città di Como, segue un approfondimento su tale argomento.

La seta è una fibra tessile di origine animale utilizzata per la produzione di filati e tessuti pregiati, secreta dal baco da seta per costruire il bozzolo in cui trascorrere lo stadio larvale di pupa. Questo  baco ha il nome scientifico di Bombyx mori o “bombice del gelso”, una falena della famiglia delle Bombycidae. Il filo di seta è costituito da una sostanza fluida emessa dal baco tramite ghiandole che poi a contatto con l’aria si solidifica formando un filo sottile e molto resistente denominato bava.

Molti insetti producono bozzoli, ma solo il filato della larva di Bombyx mori e di poche altre specie affini, che si nutrono delle foglie del gelso, viene utilizzato dall'industria della seta.

Esistono anche altri tipi di sete naturali, o ottenute da altri insetti non allevati.

La seta veniva utilizzata in Cina già nel 2700 a.C., mentre in Occidente comparve solo molto più tardi quando venne introdotta nell’ antica Persia, in Grecia e a Roma. 

Pare che la prima produzione occidentale di seta sia stata resa possibile grazie a Giustiniano, imperatore romano del VI secolo d.C. che inviò in Cina due monaci, che a rischio della propria vita rubarono semi di gelso e uova di bachi da seta riuscendo a trasferirli segretamente a Bisanzio, ponendo termine al monopolio cinese e persiano.

In Europa il baco da seta arrivò in Sicilia e in Spagna tramite i contatti con il mondo islamico e già nel XII e XIII secolo l'Italia diventò il maggior centro di produzione serica dell'Occidente, anche se nei secoli successivi la concorrenza si fece sempre più forte, soprattutto da parte della Francia e specialmente della città di Lione.  

Il processo produttivo di un tessuto di seta è suddiviso in sericoltura, manifattura, torcitura e tessitura.

In una prima fase si ha l'incubazione delle minuscole uova del baco (chiamate seme-bachi), dalle quali, alla schiusa, fuoriescono i bruchi. Essi sono poi ricoperti da uno strato di garza e nutriti per sei settimane con foglie di gelso tritate. Nei ricoveri dove vengono allevati, vengono sistemati rami di alberi o cespugli, sui quali i bruchi si arrampicano per andare a imbozzolarsi, un’operazione che richiede al baco circa 70 ore di tempo.

Le crisalidi sono raccolte e uccise impedendo la loro trasformazione in farfalle. Successivamente i loro involucri sono messi a mollo nell’ acqua bollente, cosa che permette di ottenere il filo di seta (trattura). Il filo ottenuto  non è di per sé utilizzabile ma deve essere accoppiato  a quello di altri 4-8 bozzoli ottenendo un filato denominato seta cruda.

Il filo di seta, a differenza di altre fibre tessili naturali quali cotone e lana, è costituito da fibre lunghissime, ogni larva ne produce fino a due chilometri.

Per la produzione di un chilo di seta sono necessari circa due quintali di foglie di gelso per nutrire qualche decina di chili di bozzoli. Semplificando, si può anche dire che per produrre una cravatta di seta siano necessari circa 100 bozzoli, 600 per una blusa e 3000 per un kimono.

Solo pochi bachi adulti sono risparmiati per la riproduzione, ma sopravvivono pochi giorni per accoppiarsi e deporre le uova. Essendo infatti privi di apparato boccale, non riescono a nutrirsi e sono destinati a morire di fame.

Il filo dei bozzoli rovinati, i filamenti irregolari più esterni, che vengono rimossi tramite spazzolatura prima della filatura, e la parte interna del bozzolo che resta dopo la filatura della seta cruda, vengono utilizzati per ottenere filati di seta di qualità inferiore.

Uno o più fili di seta cruda sono sottoposti poi  a torsione, per rinforzarli e renderli utilizzabili nella alla tessitura.

Si possono produrre quattro tipi di filati: l'organzino, il crêpe, il filato ritorto di seta per trama e il ritorto singolo. L'organzino si ottiene tramite una torsione in un senso, seguita da una seconda torsione, compiuta insieme a un altro filo nel senso opposto, a 4 giri per centimetro, ed è utilizzato per l'ordito delle stoffe. Il crêpe è simile all'organzino, ma è sottoposto a una torsione maggiore, normalmente di 16-32 giri per centimetro ed è impiegato per la tessitura di stoffe dalla caratteristica crespatura. Il filato ritorto di seta per trama è ottenuto dalla torsione in un solo senso di uno o più fili di seta cruda, per 8-16 giri al centimetro. Il ritorto singolo è formato da fili di seta cruda sottoposti a torsione in un solo senso, con un numero di torsioni variabile a seconda della qualità di filato desiderata ed è usato per tessuti sottili e lisci.

L'avvento di fibre sintetiche come il nylon e il poliestere che sono meno pregiate, ma più resistenti e meno costose della seta, ha causato, a partire dalla metà dal 1950, un'importante riduzione della produzione e del consumo di seta.

A metà degli anni Ottanta del XX secolo la produzione di seta ha però conosciuto una rinascita e in Italia rimane  importante il settore della trasformazione.

La città di Como, in cui la produzione di seta è stata sempre un fattore economico di primaria importanza, è ancora oggi uno dei principali importatori di seta grezza al mondo e nel Comasco sono concentrate le principali manifatture seriche del paese, anche se vaste zone del continente asiatico, dell'Africa mediterranea e di quella australe, nonché del continente sudamericano, cominciano oggi ad affacciarsi alla ribalta come potenziali forti produttrici di seta e a fare concorrenza anche al colosso cinese.

 

LA SETA A COMO

 

Passeggiando nelle vie del centro potreste imbattervi nella Via Pietro Boldoni. Chi era costui?

Il suo nome compare nelle Cronache di Francesco Muralto (inizio 1500) quando si parla dell’istallazione di un mulino da seta.

Lo storico Giuseppe Rovelli( 1738-1819) ci riferisce poi che nel 1554 venne restaurata la manifattura di “drappi di seta” per opera di Pagano Merino che ricevette dalla Comunità un premio per costruire un filatoio.

Nel ‘500 quindi l’industria serica era presente nella città lariana, mentre per i periodi precedenti gli storici non indicano con esattezza nomi, località o produzioni specifiche, anche se è certo fu nel periodo del Ducato Visconteo-Sforzesco (1395-1535) che venne introdotta la coltivazione del gelso per l'allevamento dei bachi. Galeazzo Maria Sforza (1444-1476) con un decreto del 1470 impose “di piantare cinque gelsi ogni cento pertiche di terreno”.

Successivamente Lodovico Sforza detto il Moro (1451-1508) sviluppò la gelsicoltura a partire dalla “Sforzesca” fattoria modello edificata nel 1486, vicino a Vigevano.

Sarà solo a partire dal 1740 però, con la costruzione della fabbrica di Pietro Cesare Bonanome (chiusa nel 1778) che si assisterà al progressivo consolidamento del setificio comasco, che superò per importanza la manifattura della lana, anche se fino alla metà del 1700 si assisterà ad una fase di decadenza economica e sociale dovuta alla dominazione spagnola, alla peste, alle esondazioni del lago e del torrente Cosia.

 

In epoca medievale, la produzione e la commercializzazione della seta avevano come protagonisti la figura del mercante e i Maestri d’arte riuniti in corporazione sin dal XII secolo.

Il mercante possedeva le risorse economiche per controllare la produzione che commissionava ai Maestri d'arte delle singole lavorazioni quali l'incannatura, la torcitura, la tintoria e la tessitura.

Il sistema corporativo andò in crisi verso la fine del 1500, a seguito di numerosi cambiamenti politico-sociali, anche se scomparve definitivamente solamente nel ‘700, sia per l’affermazione delle fabbriche che per motivi legislativi.

Le Corporazioni furono infatti soppresse per legge dal partire dal 1773 dall’imperatore Giuseppe II (Vienna 1741-1790), causando però danni alla produzione dei tessuti per la mancanza di norme precise nei vari ambiti del processo produttivo. 

Il 24 luglio 1786 furono istituite le Camere di commercio nella Lombardia austriaca di Milano, Mantova, Cremona, Como, Pavia, Lodi, Gallarate e Codogno) con il compito, tra i numerosi a cui furono preposte, di “sottoporre all'esame della Camera Mercantile tutti quelli che vorranno applicarsi al Setificio”, e dal 1795 la stesse istitituirono anche un regolamento per ammettere gli “operai all'arte di tessere stoffe” e rilasciare un “Certificato di approvazione” attestante la preparazione professionale dei tessitori.

Como cominciò proprio allora ad affermarsi come grande centro di produzione serica, tanto che,  attorno al 1870 divenne il più importante centro tessile serico nazionale, mantenendo tale ruolo anche negli anni successivi grazie ai progessi ottenuti nei vari settori, come quello tecnologico (introduzione del telaio meccanico) e delle scelte produttive.

Proprio per l’importanza che dal punto di vista economico e storico che ha da secoli l’industria della seta, a Como è  presente un Museo dedicato a questo argomento.

 

Museo seta: Museo Didattico della Seta - Como

Via Castelnuovo, 9 - 22100 Como - Italia

www.museosetacomo.com

Tel./Fax  +39 (0)31 303 180 +39 (0)31 303 180

e-mail: info@museosetacomo.com

 

Orario d'apertura

Dal martedì al venerdì

 

ore 9,00-12,00 e 15,00-18,00.