GIAN GIACOMO DE’ MEDICI, DETTO IL MEDEGHINO (1498-1555)

Musso è situata in un punto strategico del territorio del Lario e lo era ancor di più in epoca medievale e moderna, visto che era il punto ideale per controllare i confini nord orientali del ducato di Milano che comprendeva il territorio lariano e i passi alpini.

Musso disponeva poi di una fortezza che disponeva di possenti mura, torri e una grande cisterna d’ acqua e nel ‘500 era considerata inespugnabile. Sebbene fosse stata distrutta dai Grigioni svizzeri nel 1500, venne riedificata dal famoso condottiero Gian Giacomo Trivulzio (1440-1518).

La sua storia successivamente fu poi fortemente legata alle fortune di Gian Giacomo Medici (detto il Medeghino), un condottiero che fu protagonista nella prima metà del ‘500 di numerosi episodi bellici e vere e proprie battaglie navali sul lago.

Dopo le sue prime azioni “piratesche” che lo videro protagonista sul lago insieme a personaggi del calibro di  Giovanni il Matto (praticamente un pirata lacustre che fu anche al soldo delle forze imperiali) il Medeghino divenne un vero e proprio guerriero/condottiero alle dipendenze del Duca di Milano Francesco II Sforza.

 

La via di Musso dedicata a Gian Giacomo Medici.

 

Nella prima metà del '500 il Lago di Como fu a lungo una zona di conflitto tra forze sforzesche, imperiali, francesi e svizzere (soprattutto dei Grigioni) per il controllo dei vari paesi/porti, dei passi alpini e delle fortezze fondamentali sia per il controllo di questo territorio che nel quadro generale del conflitto per la conquista del ducato di Milano.

Gian Giacomo Medici era alle dipendenze di Francesco II Sforza, insediato come duca a Milano per la volontà dell’ imperatore Carlo V dopo che la città ed altri territori lombardi erano stati strappati ai francesi nei primi anni venti del ‘500.

Il Medeghino, che già si era distinto per alcune azioni belliche in quegli anni di conflitto divenne un protagonista assoluto sulle acque del Lario, e in special modo a Musso.

Qui infatti, nell' estate del 1521 era ancorata gran parte della flotta francese che egli ebbe l' ardire di attaccare.

Tra la sorpresa e lo sgomento delle truppe francesi il Medeghino con i suoi uomini riuscì a dare fuoco alla flotta e scacciare i francesi dal porto, a conquistare il Forte basso di Musso mentre i fuoriusciti comaschi nemici degli imperiali e di Francesco II Sforza si ritiravano nel fortilizio superiore che come abbiamo detto era ritenuto praticamente inespugnabile.

Pare infatti che la fortezza “era adatta a fiaccare con una piccola schiera la forza di un grande esercito, su una sporgenza prominente come osservatorio per tutto il lago, da una vetta protetta da una triplice corazza e da altrettanti castelli, inaccessibile per la salita” (Erycius Puteano, “Historie Cisalpinae”)

 

L’ assedio e gli scontri militari con forze giunte in aiuto degli assediati durarono fino a fine dicembre quando finalmente, soprattutto grazie all’ opera di trattativa del Medici, i difensori della Rocca si arresero e alla fine 1521 la rocca di Musso, e quindi anche la castellania omonima passo nelle mani milanesi.

Il Medici sperò di ottenere la castellania dal duca di Milano, ma ciò non avvenne anche se ottenne la carica di Prefetto del Lario con la quale si distinse nuovamente per operazioni belliche sul lago e nel 1523 riuscì a impadronirsi della rocca in una maniera non del tutto chiara.

Nella lotta intestina nel Ducato tra diverse fazioni egli era stato sempre legato a doppio filo col potente Gran Cancelliere Girolamo Morone e proprio per volontà di questi il Medici aveva assassinato un suo potente rivale politico, Ettore Visconti. Il Medici fu bandito da Milano, protagonista e testimone “scomodo” della congiura ordita dal Morone che quindi gli promise la castellania di Musso delle Tre Pievi e gli consegnò dei documenti per prenderne possesso in maniera ufficiale.

Pare però che tali documenti (sigillati) contenessero invece istruzioni per il castellano e la guarnigione di Musso per uccidere il Medici stesso, che però riuscì a scoprire la cosa e con astuzia ribaltare la situazione a proprio vantaggio, probabilmente  pagando le paghe arretrate alla guarnigione spagnola, soddisfacendo ogni loro pretesa e ottenendo in cambio la cessione della Rocca (pare tuttavia strano che il Morone avesse affidato una condanna a morte, seppur sigillata, nelle mani del condannato….e di un condannato così scaltro e abile!)

Anche se pare non ci siano prove di come si siano svolti veramente gli eventi resta il fatto che il Medeghino non aveva avuto un’ investitura di quel luogo, ma di fatto lo aveva occupato. Il decreto ducale che assegnava ufficialmente il titolo di castellano della  Rocca di Musso e signore delle Tre Pievi infatti fu emanato solo il 17 marzo 1525. E questo avvenne anche perché i parenti del defunto Ettore Visconti si erano nel frattempo resti protagonisti di una congiura per uccidere il Duca di Milano e riportare i francesi in città. A quel punto l’ assassinio commesso dal Medeghino apparve addirittura degno di merito, e quindi arrivò per lui il decreto ducale di cui sopra.

 Venuto in possesso ufficialmente della fortezza il Medeghino modificò ulteriormente la rocca, come ci riporta la FONTE XXX

 

“Il Castello fu munito da un doppio ordine di mura, guarnito di ogni genere di difesa, merli, feritoie, steccati e torri su cui sventolava il grande stendardo, adottato in quel periodo dal Medici, con tre palle dorate in campo rosso. Per difendere alle spalle la sua possente roccaforte, il Medici fece scavare, a ridosso del castello un profondo fossato ricavato da un taglio ricavato fra le mura del castello e la montagna. Tale fossato difensivo venne chiamato la Tagliata e fu impraticabile per chiunque, sia perché sul fondo era cosparso di punte e lame taglienti, sia perché era facile colpire dalle mura con le armi da difesa chiunque volesse inerpicarsi sul monte. Il Medeghino fece potenziare il castello anche dalla parte del lago dove fece costruire una torre che sorvegliava la sottostante Strada Regina e sviluppò la part centrale del castello sulla punta del lago, dove oggi si trova la chiesetta di Santa Eufemia”.

 

Nel turbinio di conflitti che riguardarono il territorio italiano nella prima metà del’500 spesso le alleanze tra “principi”, re, papi cambiavano molto velocemente, come spesso cambiavano “casacca” i condottieri che guidavano i loro eserciti.

Nel 1525 il Duca di Milano, sospettato con il Morone di tradimento e intesa con i francesi decise di manifestare la sua lealtà all’ imperatore Carlo V decretando che tutti i castellani del ducato avrebbero dovuto cedere le proprie fortezze a contingenti spagnoli (imperiali).

Tutti ubbidirono al decreto tranne un castellano: Gian Giacomo Medici, che quindi si tenne la Rocca di Musso.

 

Gli anni successivi lo videro impegnato in continui conflitti contro le truppe spagnole imperiali capeggiate dal de Leyva, sia per mantenere il controllo su Musso e altri territori da lui conquistati, sia come condottiero a capo dell’ esercito del papato e di Venezia contro gli imperiali.

Questi eventi bellici vennero anche chiamati guerre di Musso: nel 1525 il Medeghino occupò le Tre Pievi (Dongo, Gravedona, Sorico), occupò Delebio e Morbegno in Valtellina.

Nel 1526 pagato da veneziani e papato assoldò mercenari con cui continuò la sua opera di guerriglia nei territori del Lario sempre contro il de Leyva, tanto che questi, decise che se non poteva batterlo e liberarsi di lui poteva farselo suo alleato con delle concessioni, e che concessioni!

In cambio del suo passaggio al soldo degli imperiali, con la stipula del Trattato di Pioltello del 1528 gli fu concesso il titolo di conte di Lecco e Marchese di Musso, oltre al dominio sull’ Alto Lago. In pratica il Medeghino, era riuscito a costruirsi una vero e proprio stato sul Lago di Como.

Eventi politico/bellici successivi lo porteranno poi a rinunciare nel 1532 a questi territori in cambio di denaro e soprattutto del Marchesato di Marignano (Melegnano, a sud di Milano) e a combattere come condottiero dell’ esercito imperiale di Carlo V anche al di fuori dall’ Italia, fino ad arrivare alla carica di comandante generale delle truppe imperiali (1553). 

Morì, forse avvelenato, nel suo palazzo di Milano nel 1555.

Gian Giacomo Medici fu dunque un personaggio (come altri della sua epoca) che iniziata la sua carriera praticamente più come “brigante” o pirata che vero soldato che sfruttando il suo ingegno militare, la sua astuzia, il suo coraggio e la sua efferatezza seppe assurgere a grande condottiero di importanti eserciti della sua epoca.

 

Il soprannome che gli venne dato per le sue imprese in territorio lariano la dice lunga su come fosse considerata la sua persona, visto che da quelle parti venne definito “Il Gran Diavolo di Musso”. 

Fonte per il testo:

 

"Il medeghino. Storia e leggende, personaggi e luoghi del "Gran Diavolo di Musso" - Vitantonio Palmisano, Gemini Grafica 2012.